La sua "ipoteca è troppo forte" (Ennio Flaiano)
Gabriele d'Annunzio (1863-1938) ha condotto una vita "inimitabile" fatta di giornalismo, arte, politica, guerra, sesso, debiti, scandali, lussi e tantissimo lavoro.
Vate, Eroe, Comandante, Imaginifico, Duca Minimo, Esteta Armato, Superuomo, Grande Seduttore, Plagiario, Onomaturgo, Ulisside della parola, Monstre Sacre, sono tutti gli appellativi che gli vengono attribuiti.
È stato scrittore, drammaturgo e poeta, simbolo del decadentismo ed eroe di guerra. Occupò una posizione centrale nella letteratura e nella vita politica dell'Italia dal 1914 al momento della morte (1938).
Fu un personaggio pubblico eccentrico ed eclettico, come tuttora testimoniano gli interni della sua residenza al Vettoriale. (link al sito www.vittoriale.it)
Discusso, amato od odiato, oltre a quella letteraria ebbe anche una notevole carriera politica. Hanno scritto di lui "unico rivoluzionario in Italia" (Lenin), "cattivo maestro di morale" (C. Bo), "dilettante di sensazioni" (B. Croce) ), "mostruosa capacità di lavoro" (L. Bianciardi) la sua "grandezza sopravvive all'infinita paccottiglia che ingombra le sue pagine" (G. Raboni).
Ora riconosciuto "operatore culturale moderno" (A. Arbasino), creatore della pubblicità con slogan motti emblemi grafici mode linguaggi e senso dello spettacolo.